20110628

Onœre italiano

A tutt'oggi fiero di aver puntualizzato sulla Wikipedia inglese il contributo italiano nello sviluppo storico della Teoria della Misura in Matematica ^^

E su tale scia... La pagina di discussione alla voce "mentalismo" pone la comunità di moderatori della wikipedia italiana in una posizione vergognosa dinanzi al fondante principio di "libera enciclopedia" che dovrebbe caratterizzarla. Mi accingo a tradurre la corrispondente pagina inglese; vediamo che succede.

20110621

Il piacere della musica

E mi ricordo che più d'una volta cazzeggiando con gli amici l'idea era uscita fuori!
...un I-BRATOR!
Ma poi... tutta questa fantasia... l'essere umano è proprio un animale beatamente insoddisfatto...

20110620

Stazione Anagnina: livello di sicurezza

piattaforma di partenza n°9 della Cotral

20110616

The Mentalist

Ieri sera a Roma interessantissimo spettacolo di Francesco Tesei, aka IL mindjuggler.
Su di lui, tanti video su Utube
pare che abbia iniziato più proprio come mago che come mentalista ma, stranamente, nessuna pagina su wikipedia che possa chiarirlo, ANZI... (ergo, cercasi wikipediani mentalisti)



20110602

Cecità

 Non parlo di Josè.

(n+1)-esima formulazione dell'assioma scetticistico ristretto ai conflitti interpersonali:
Sono gli altri che sono ciechi o tu che hai un miraggio?


By the way, atematicamente, appare sempre più assurdo, continuando a contemplarla, la correlazione che la gente assume tra la verità di una data idea e il consenso di cui gode.

Della serie:

Ti accusano di un certo atteggiamento facendoti, a tua insaputa, un processo alle intenzioni, e adottando il superpotere della lettura del pensiero
(NB quasi ogni essere umano è convinto di averlo!),
sentenziano la tua colpevolezza,
e lo fanno con l'illuminata unanimità di una giuria formata da persone che

non hanno mai sentito parlare di contesto ipnotico?
non hanno mai sentito detto latino "senatori boni viri, senatus mala bestia"?
o non hanno mai osservato tifoserie di bravi ragazzi trasformarsi in bande di picchiatori?
non hanno visto il film Agora?
 non hanno mai sentito parlare del fatto che il senso della realtà è un istituzione sociale la cui consistenza e il cui contenuto sono dunque determinate dalle persone che vi partecipano?
etc etc?

insomma, pensiero scientifico: 
verificare 
verificare 
verificare e 
i sondaggi opinionistici non fanno parte dei dati sperimentali.

E poi ti dicono
"E' così, anche tizio lo pensa. Ti pare che ci sembra in due così per puro caso?... eh?"
BEEEEEMP! 
(=clacson che suona nei quiz televisivi quando si sbaglia risposta)
Suggerimento di controbbattuta: 
"Caccia alle streghe"

Ovviamente Bertrand Russell dice tutto con poco:
Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che un'opinione diffusa sia cretina anziché sensata.

Ma la clausola è, appunto, che spesso non essere stupidi non basta. Bomba atomica ad esempio.

20110601

In coma è meglio


Qui di seguito copio&incollo un pezzo di un post del blog IN COMA È MEGLIO, il cui autore ammiro esponenzialmente sempre di più, ad ogni nuova lettura, trovandolo un lucido esempio di persona dal pensiero critico, di quelle che ti fanno capire che la tua idea di intelligenza è ristretta all'enorme massa grassa della tua ignoranza.


RISOLVERE LA MORTE

1.
La vita può essere divisa in due parti, una parte in cui non ci si preoccupa della morte perché tanto arriva nella seconda parte e una seconda parte. Si potrebbero chiamare due tempi, come al cinema: il film è la vita, i titoli di coda sono la morte e quelli che parlano al cellulare sono i religiosi, convinti che esista una vita ultracinematografica. Per il resto la differenza è che mentre al cinema vai spontaneamente, nella vita vieni sbattuto a forza, senza nemmeno un trailer o qualcosa del genere, e quello che trovi trovi, può essere Scorsese o Kubrick, ma il più delle volte è Muccino. Lo chiamano il dono della vita, anche se non sembra che i neonati lo gradiscano molto a giudicare da quanto strillano. Sarebbe interessante che ci fosse un traduttore di neonati, magari si scoprirebbe che “uè” significa “vaffanculo”.
Per un certo numero di anni, diciamo N anni, uno non si preoccupa di niente, tanto la morte arriva a M anni e M è un numero straordinariamente grande, forse addirittura di due cifre. Il piccolo e il grande sono relativi, e quando si è piccoli tutto sembra enorme, poi un giorno scopri che la reggia dove hai passato l’infanzia era un bilocale in equo canone, il fuoristrada dei tuoi una Panda 4x4 e M un numero ridicolmente piccolo, forse nemmeno di tre cifre. Quel giorno capisci che ti restano solo M - N anni di vita, che possono essere tanti o pochi, ma sicuramente meno di quelli che immaginavi quando non sapevi fare le sottrazioni.
A questo punto il problema della morte va risolto. Certo non è obbligatorio, gli appassionati di angoscia e disperazione possono continuare a tenerlo in sospeso, ma tutti gli altri è meglio che lo risolvano, serve per godersi il secondo tempo in pace, senza inquinarsi ogni cosa col pensiero che tanto bisogna morire. Che senso ha cucinare se i cibi funzionano anche crudi? Che senso ha leggere se il cervello diventerà concime? Che senso ha salire sul treno quando posso sdraiarmi direttamente sui binari? Persino i thriller e i film d’azione perdono tutta la loro attrattiva, tanto non è che se il protagonista riesce a scamparla poi vive in eterno, morirà di cancro come tutti.
Le persone che hanno risolto il problema della morte si riconoscono subito: attraversano la strada senza guardare, non leggono gli ingredienti del cacciatorino e quando escono illesi da un disastro aereo si limitano a chiedere informazioni sul volo successivo. È un comportamento saggio. Se uno è costretto a giocare a tennis col primo del ranking, non ha senso che si affanni cercando di vincere, è meglio che si sieda all’ombra col suo Gatorade e aspetti serenamente di perdere 6-0 6-0 6-0.
Ora il problema è: come si fa a vivere senza preoccuparsi della morte? Perché la morte, bisogna ammetterlo, è la cosa peggiore che possa capitare a uno vivo. 

2.
I metodi finora escogitati per risolvere la morte si possono suddividere in quattro categorie: i metodi che ti danno l’immortalità, quelli che ti danno un succedaneo dell’immortalità, quelli che ti consolano e quelli razionalistici. Ovviamente a me interessano solo i primi. Che senso ha vivere se non si è immortali? Tanto vale uccidersi subito. Non mi va di strisciare su questo pianeta per qualche anno, arrabattarmi per rimediare qualche ridicola gratificazione e poi sparire come se niente fosse. O immortale o niente. I metodi che al posto dell’immortalità ti rifilano qualcosa di sostitutivo, come la prole o un’opera da tramandare ai posteri, mi lasciano indifferente. Che m’importa se pezzi del mio DNA mi sopravvivranno? Primo, io non sono il mio DNA; secondo, ci voglio essere io nel 3000 d.S.B. (dopo Sai Baba) a godermi le nuove conquiste dell’ingegneria sessuale, non i miei pronipoti. Si fottano i pronipoti, non muoverò nemmeno un pene per farli esistere. Io morirò? Perfetto, e loro non nasceranno. Uno a uno.
Anche la storia di immortalarsi con una grande opera non mi fa un grande effetto. Non che io non sia in grado di produrmi in qualcosa di memorabile:


Freschi aliburni mattutini che
Si schiudono e sbadigliando si richiudono e
Ridestano in me sibilanti minute e
Vaghe memorie di spossanti tazze di tè


eccetera eccetera, che ci vuole? Il punto è che finché qualcuno non inventa poesie o sinfonie o qualsiasi altra cosa in grado di andare al ristorante o al cinema al posto mio, la cosa non m’interessa. Perché il nulla è sempre il nulla, anche se lo abbellisci, e quando stai per morire daresti tutta la tua collezione di Nobel per fumarti un’altra sigaretta.
Le soluzioni consolatorie sono anche peggio, una vera presa in giro. È incredibile quanti filosofi, dopo aver speso pagine e pagine per dire che la morte è la fine di tutto, che l’esistenza umana è avvolta dal nulla, che la vita è una passione inutile, invece di concludere il proprio pensiero in modo logico e conseguente, cioè appendendosi al lampione più vicino, ti dicono che dopotutto la vita è pur sempre una gran cosa. Sembrano quei film hollywoodiani col lieto fine imposto dalla produzione, solo che in questo caso non c’è nessuna produzione, ma solo la morte che si avvicina. È molto divertente vederli fare i bulli finché sono giovani e poi, al primo sintomo di prostatite, rimangiarsi tutto.




Professore, che fa? Prega?


Diciamo che sono in ascolto dell’essere.


Ma non aveva detto che è tipico dell’esistenza banale aver paura della morte?


Chi? Io?


Sì, guardi, l’ha scritto proprio qui, pagina 305.


È la mia parola contro la tua.




Anche i metodi razionalistici non servono a niente. Per esempio ce n’è uno che dice più o meno così “non bisogna avere paura della morte, perché se la morte è il nulla non c’è nulla da temere”. Molto carino, verrebbe quasi voglia di farselo scrivere sulla tomba, peccato che la cosa fastidiosa della morte non è tanto che faccia paura, ma che rovini il piacere di vivere, come la musica in pizzeria o le mutande fra le chiappe quando stai guidando, e lo rovina proprio perché è il nulla, non per altro.
Da bambino ero un bravissimo lupetto. A dieci anni ero già capo sestiglia e sull’uniforme non c’era praticamente più posto per tutte le specialità in cui eccellevo: osservatore, meteorologo, liutaio, ostetrico e molte altre. Ci tenevo moltissimo alla mia uniforme, sempre in ordine e profumata, al mio foulard bianco e rosso e ai miei scarponcini della Lumberjack, ero l’unico ad avere gli scarponcini di marca. Poi un giorno sono caduto nella latrina. Non so come sia successo, mi sono piegato sulle assi e sono caduto. Il mio Akela, quando mi ha visto, mi ha detto, lo ricordo perfettamente, “non piangere, è solo merda”.
Ecco, i metodi razionalistici sono così: non piangere, è solo il nulla. 

3.
Di teorie dell’immortalità ne esistono tantissime, ce n’è veramente per tutti i gusti: reincarnazioni per i testardi, giardini dell’Eden per i nostalgici, settantadue vergini per i morigerati e purgatori per gli stitici. Ci sono persino religioni che ti promettono il nulla, probabilmente pensate per chi non ha afferrato il punto.
Siccome l’immortalità è proprio quello che mi manca per essere di buon umore, per un certo periodo ho pensato di aderire a qualcuna di queste religioni. Lo dico senza vergognarmi, dopotutto mi sembra una cosa logica: se uno ha voglia di mangiare una bistecca va in un ristorante, non in una ludoteca o in un autolavaggio. Purtroppo il problema delle religioni è che vendono bistecche invisibili, e io la roba invisibile non riesco proprio a digerirla.
Non che sia materialista, non sono un feticista della scienza, uno di quelli che hanno bisogno della verifica sperimentale anche quando ascoltano una barzelletta, però obiettivamente con le religioni come si fa? Se ci fosse un indizio, un piccolo riscontro, qualsiasi cosa, sarebbe diverso; non dico tanto, basterebbe una foto di Gesù che resuscita una scatoletta di tonno o la bolletta dell’illuminazione di Buddha, invece niente, non c’è niente di niente. Così alla fine devi solo fidarti del sentito dire.
È incredibile la facilità con cui la gente crede alle dicerie metafisiche, quando invece sulle questioni terra-terra è molto più sospettosa.




È un’auto eccezionale, mi creda, da 0 a 100 in cinque secondi, e consuma meno di uno scooter.


Fantastico, e chi me lo garantisce?


Lo dice quel tizio laggiù, vede? Quello vestito in modo bizzarro.


E lui come fa a saperlo?


Lo ha letto su un libro scritto duemila anni fa.


Duemila anni fa, eh?


Sì, scritto da gente con le visioni.


Ok, la compro.




E poi c’è anche un altro problema, molto più serio. Le religioni, quando va bene, ti promettono l’immortalità dell’anima, ma io dell’immortalità dell’anima non so proprio che farmene. A che serve essere immortali se non si può mangiare la tagliata di manzo col Brunello? No, grazie, io voglio l’immortalità del corpo, non voglio starmene per l’eternità sospeso nell’etere a contemplare la gloria di Dio, stiamo scherzando? E hanno pure il coraggio di chiamarlo paradiso.




Hai sentito l’ultima?


Dio ha denunciato il Papa per calunnia?


No, pare che il paradiso consista nella contemplazione eterna della gloria di Dio.


Cioè un triangolo con l’occhio?


Sì.


Presto, andiamo a gettare qualche sasso dal cavalcavia. 


[...]